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12 dicembre 2007

Buon Natale dagli Okkervil River


C'è un nuovo EP degli Okkervil River in giro, ed è pure in download gratis!
In mp3 a 192 Kps, ci sono anche tutte le copertine per stamparsi il cd.
Si chiama Golden Opportunities, e sono 9 cover registrate durante l'ultimo tour.

Dov'è? Dov'è? Dov'è?
Ma sul loro sito ufficiale, qua

Thank you guys!!!

21 novembre 2007

Ultimi ascolti in breve

Bishop Allen & The Broken String

Adoro i Belle & Sebastian, almeno fino a "Fold Your Hands Child...", e ho adorato da subito questo disco che me li ricorda in molti aspetti. I Bishop Allen riarrangiano alcuni dei brani pubblicati nei 12 EP dello scorso anno. Si tratta di un folk-pop romantico e naif che parla delle piccole cose della vita, melodie a cui difficilmente si riesce a resistere, il tutto prodotto in modo azzeccato. Di certo l'originalità non è l'aspetto principale del disco: oltre ai Belle & Sebastian secondo me vengono in mente gli Eels più intimisti e anche le "69 Love Songs" dei Magnetic Fields, ma non è certo questo che si cerca nei Bishop Allen, credo. Per quanto mi riguarda, mi basta ritrovare ogni volta il nonsense ottimista di "Flight 180", o canticchiare ancora una volta "oh let the rain fall down and wash this world away..."
Il pop più indie dell'anno.


Celebration - The Modern Tribe
Un disco che ho voluto provare dopo le belle impressioni lette su blog e siti vari, visto che non conoscevo assolutamente il precedente album d'esordio del gruppo, uscito nel 2005. Dopo svariati ascolti non posso che sottolineare anch'io quanto di buono c'è in questo trio di Baltimora, e cioè un tappeto sonoro di grande energia e potenza messo al servizio della voce di Katrina Ford, che spazia da atmosfere post-punk ad interpretazioni più morbide fino ad avventurarsi nel territorio soul. Vi sono venuti in mente gli Afghan Whigs? Bene, anche a me. I primi tre brani dell'album, precisamente "Evergreen", "Pressure" e "Heartbreak" sono veramente una potenza, poi il disco perde inevitabilmente qualcosa, altrimenti ci troveremmo di fronte ad un capolavoro nel suo genere.
Ottime prospettive per il futuro.



22 ottobre 2007

Bruce Springsteen: Magic

"The Rising", nel 2002, era stato l'album del ritorno con la E-Street Band dopo lo splendido reunion tour del '99.
Un album nato dalle ceneri di Ground Zero, che a cinque anni di distanza, e a sei anni dal crollo delle torri gemelle, resta, per quanto mi riguarda, un grande disco ancora attuale, che non ha perso nulla della rabbia e del dolore di "Empty Sky" e "You're missing" e della ricerca disperata di ritorno alla vita, affidandosi all'amore, alla speranza e al ricordo di chi non c'è più, in un crescendo che sfocia nel "Come on, rise up!" della conclusiva e meravigliosa "My city of ruins", già un classico del repertorio di Bruce.
Ho detto tutto questo perchè credo che il maggior difetto del nuovo "Magic" sia che difficilmente riuscirà a resistere agli ascolti futuri e a inserirsi tra gli illustri predecessori. Non che sia un album da buttare, sia chiaro. Ci sono le melodie azzeccate, c'è la passione genuina di Bruce e, fortunatamente, nessun segnale di finire tra i grandi bolliti del rock, ma il tutto sa troppo di un qualcosa che verrà presto dimenticato. Mancano, probabilmente, le storie e i personaggi che fanno grande un disco di Bruce, i "beautiful loosers" a cui siamo abitutati. Ecco, per dirla tutta, mi sembra che stavolta Bruce non abbia avuto molto da dire, che abbia svolto il compitino e poco più, e anche la E-Street Band viaggià un pò col freno tirato, senza grandi sussulti, con il sax di Clarence che arriva proprio quando te lo aspetti, e poi dov'è Roy Bittan?
Un mezzo passo falso quindi; comunque, caro Bruce, alla prossima, e ovviamente "stay hard, stay hungry, stay alive".

13 ottobre 2007

(Sleeping) In Rainbows

Mi sono tenuto abbastanza lontano dall'uragano "In rainbows", che invece ha scosso come non mai il web, e in particolare i bloggers di mezzo mondo. Un pò perchè sono tra quelli che non ci vedono questa grande rivoluzione nell'offrire l'album solo via download e al prezzo deciso da chi scarica (tenendo conto che i Radiohead sono, a tutti gli effetti, senza contratto discografico), ma principalmente per un altro motivo, e cioè che dei Radiohead, dopo OK Computer, non me ne è più fregato niente. L'altra sera mi sono, però, deciso a scaricare questo benedetto album, soprattutto dopo aver letto il post di Bluto sull'argomento.
Bene, dopo tre ascolti, per quanto mi riguarda, tolto appunto tutto il gran clamore della modalità di distribuzione del disco, posso dire, citando il guru Franco Califano: "...e tutto il resto, è noiaaaaaaa!". Sì perchè la scintilla non si è proprio riaccesa, ho ritrovato ancora una volta tutto quello che mi ha annoiato da Kid A in poi, primo fra tutti il modo lagnoso e petulante di cantare di Tom Yorke.
Insomma, i Radiohead potranno perfino scegliere, in futuro, di andare di persona in ogni casa per regalare i loro dischi, ma nel caso, quando passeranno da me, li tratterò come i testimoni di Geova.

27 settembre 2007

Un pò di cose sui National

I National sono decisamente il gruppo che ascolto con maggior frequenza negli ultimi mesi. Boxer è uno dei migliori dischi di questo 2007, e Alligator, uscito un paio d'anni fa, non è da meno (mi devo procurare al più presto i primi 2 album). Concordo con i tanti che hanno scritto che è riduttivo considerare i National come l'ennesima band che riprende i suoni e i toni dei Joy Division e della New Wave in generale. Nei National c'è molto di più di questo, fortunatamente. C'è la voce di Matt Berninger che è un concentrato di Nick Cave, Leonard Cohen e Ian Curtis e che affascina per carisma ed intensità; c'è la batteria di Bryan Devendorf che, senza far nulla di tecnicamente complicato, riesce sempre a diventare protagonista e a caratterizzare ogni singolo brano. E poi ci sono bellissime melodie scandite da chitarra e pianoforte (su Boxer suona anche Sufjan Stevens, in "Ada") e riff incalzanti che, a mio parere, superano di gran lunga Interpol ed Editors, giusto per citare un paio di gruppi considerati tra i migliori del genere.

Vi segnalo un paio di belle recensioni su Boxer: qua e qua.

Qua, invece, un'intervista alla band.

Nel sito ufficiale c'è questa pagina che contiene dei mini filmati con i momenti di registrazione di ogni brano di Boxer.

Infine un pò di video :
The National - Live at La Cinguette
The National - Fake Empire (live @ David Letterman Show)
The National - Mistaken For Strangers
The National - Apartment Story
The National - Abel (live @ Spin)

P.S. dal concerto di Milano mi aspetto molto, vedremo se riusciranno a raggiungere i livelli di estasi degli Arcade Fire a Ferrara lo scorso luglio

29 agosto 2007

The Bird And The Bee

Nell'ultima settimana, causa maltempo, ho abbandonato la moto e vado al lavoro sempre in macchina. Per far passare i 45 minuti del viaggio mi sono preparato un cd di mp3 con le cose che ascolto di più in questo periodo, quindi Arcade Fire, National, Okkervil River e roba simile. Arrivato in ufficio, accendo l'i-pod, e cerco, di solito, qualcosa di diverso da quello che ho appena ascoltato in macchina. La scelta cade, molto spesso, su "The Bird and The Bee", perché trovo che l'indie-pop zuccheroso di questo duo di Los Angeles (sono Inara George e Greg Kurstin) sia perfetto per iniziare, a ritmo molto blando, la giornata al lavoro. Sono 10 canzoni dall'atmosfera un po' lounge, un po' jazz, molto sixties oriented, scanditi dalla voce eterea e sognante di Inara, accompagnata da tastiere, synth e anche un po' di elettronica. Il tutto mi ricorda alcune cose degli Stereolab. Il disco scorre via veloce tra melodie riuscitissime, l'unica volta che schiaccio il tasto next è alla traccia 8 - "Because", in cui ci si avvicina troppo a ritmi hip hop (Dio me ne scampi...), e passo subito alle conclusive Preparedness e Spark.
E la prima mezz'ora di lavoro è volata via.

21 agosto 2007

Okkervil River: The Stage Names

Per la primissima recensione di questo blog, volevo parlare di un gran bel disco tra gli ultimi usciti in questo periodo, e la scelta è stata facile: The Stage Names, degli Okkervil River. Sono sincero, il gruppo non lo conoscevo, la dritta me l'ha data, ancora una volta, Pitchfork. E che dritta. The Stage Names è un disco rock'n'roll come non se ne sentiva da tempo, suonato benissimo da un gruppo che trasuda passione ed energia dalla prima all'ultima nota. Impossibile non farsi coinvolgere, fin dall'iniziale "Our Life Is Not A Movie Or Maybe", dalla voce di Will Sheff, scandita da pennellate di pianoforte, per poi lasciarsi trascinare dal rock energico della bellissima "Unless It’s Kicks" o di "You Can’t Hold The Hand Of A Rock And Roll Man". C'è spazio anche per alcune ballate folk-rock: si usa ancora chiamarle "i lenti", certe canzoni? Se sì, allora mi viene da dire che faccio fatica a ricordarmi di un disco che contenga dei lenti belli come "Plus Ones", "Title Track" o "A Girl In Port"....a proposito: se cercate una canzone stupenda da tirar fuori come asso nella manica in qualche momento speciale, mettete "A Girl In Port" e siete a posto (per i ringraziamenti scrivetemi in mail che ci mettiamo d'accordo...). Chiude il disco "John Allyn Smith Sails" (in cui si racconta del suicidio del poeta John Berryman) che, nel finale, si trasforma nella melodia di "Sloop John B" dei Beach Boys, qua riproposta in modo meraviglioso.
The Stage Names, per sonorità ed atteggiamento, ci riporta spesso ai decenni gloriosi del rock, ma suona benissimo in questo 2007; un 2007 che, dal punto di vista musicale, ci ha abituati davvero bene, ma a cui mancavano, fino ad ora, l'energia e la poesia degli Okkervil River.